Cacciatore e preda by Bernard Cornwell

Cacciatore e preda by Bernard Cornwell

autore:Bernard Cornwell [Cornwell, Bernard]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Historical
ISBN: 9788850213214
Google: Jc2zGAAACAAJ
editore: TEA
pubblicato: 2007-10-15T15:44:15+00:00


7

Sharpe si allontanò da quella carneficina insieme con Jens. Non appena ebbero superato il fosso, scomparendo alla vista dei due battaglioni di giubbe rosse, Sharpe si girò a indicare la città. «Scendi in quell’avvallamento», disse a Jens, mostrandogli come passare inosservato di lato ai fucilieri. «Poi continua a camminare come se nulla fosse.»

Jens si accigliò. «Non sei americano?»

«No.»

Il carpentiere sembrava restio ad andarsene. «Sapevi ciò che sarebbe accaduto lassù?»

«No. Ma non era difficile da indovinare, non credi? Quelli, ragazzo mio, sono veri soldati. Addestrati a combattere.» Sharpe si sfilò dalla cintura la pistola che gli era rimasta. «Conosci Ulfedt’s Plads?»

«Certo.»

«Ci abita un certo Skovgaard. Consegnagli quest’arma. Su, sbrigati, prima che gli inglesi si impadroniscano del resto del parco. Muoviti fra quegli alberi bassi, poi tira diritto verso il cancello. Hai capito?»

«Sei inglese.»

«Sono inglese.» Sharpe gli ficcò in mano l’arma scarica. «E grazie per avermi salvato la vita. Ora va’. Muoviti.»

Jens, dopo avergli rivolto un’ultima occhiata allibita, si allontanò di corsa. Sharpe lo seguì con gli occhi finché non lo vide trovare un sicuro nascondiglio fra gli alberi, poi si gettò in spalla il pastrano e s’incamminò.

Ho fallito, pensava. Sono stato un totale fallimento.

Risalì una piccola altura. Il fosso scavato di recente da cui i fucilieri avevano tirato le loro raffiche di colpi era evidentemente l’inizio di una nuova linea di difesa che i danesi non erano riusciti a terminare, innalzandovi muri o montandovi bocche da fuoco, perché erano stati tra volti dall’attacco delle giubbe rosse; e adesso sulla sommità della collinetta Bernard Cornwell

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2005 - Cacciatore E Preda

c’erano i genieri inglesi, intenti a scrutare con i loro cannocchiali le mura cittadine. Era chiaro che ritenevano quel luogo adatto a ospitare una batteria di cannoni. A sud s’intravedeva il mare, mentre sul fianco nord dell’altura, in un avvallamento, un giardiniere stava meticolosamente trasportando in una serra svariate piante. Al di là di quell’avvallamento il terreno risaliva fino a una bassa cresta sulla quale un gruppo di ufficiali inglesi a cavallo osservava un altro battaglione che avanzava nella zona alberata. A est, un fumo denso ammorbava l’aria. I danesi, nel ritirarsi dai sobborghi più vicini alla città, avevano appiccato il fuoco ad alcuni edifici, presumibilmente per impedire agli inglesi di usarli come avamposti.

Ancora più a nord, fuori della visuale, pezzi di artiglieria pesante dovevano essere in azione, perché nell’aria risuonavano fragorosi boati e nel cielo si disegnavano limacciose strie di fumo.

Il maggiore generale Sir David Baird aveva la mano sinistra insanguinata per una ferita da moschetto e un rivolo di sangue sul collo per il graffio prodottogli da un’altra pallottola, ma ciò non aveva smorzato i suoi bollori. Aveva guidato nel parco una brigata, costretto alla fuga alcune truppe regolari danesi, massacrato parte dei coraggiosi ma sprovveduti volontari della milizia e adesso osservava i suoi uomini prendere possesso della zona a sud, così da poter finalmente isolare Copenaghen dal resto dell’isola di Sjaelland. Il capitano Gordon, suo aiutante di campo e nipote, si era sgolato a furia di rimbrottare il generale per gli inutili rischi cui si esponeva, ma Baird se la godeva un mondo.



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